Bandiera Rom

Bandiera Rom
Bandiera Rom adottata dal Congresso di Londra 1971

sabato 10 agosto 2013

DIK I NA BISTAR - GUARDA E NON DIMENTICARE

2 AGOSTO 2013 - Cracovia, Auschwitz-Birkenau

Quest'anno il 2 agosto non è stato un giorno di festa per RomAnticamente ma un giorno di ricordo e commemorazione delle 2897 persone – donne, bambini, uomini – le cui vite sono state crudelmente spente nelle camere a gas ed i cui corpi barbaramente bruciati nei forni crematori di Auschwitz-Birkenau. 
Grazie all'iniziativa di ternYpe International Roma Youth Network e Romà Onlus, finanziato dal EYF (European Youth Foundation) of Council of Europe, con l'altro patrocinio della presidenza al Parlamento Europeo e dell'Unar - Ufficio Nazionale contro le Discriminazioni Razziali, con la partecipazione di Rete Near e RomAnticamente, da Genova è potuta partire una delegazione di 5 persone per partecipare a quest'iniziativa importante: “DIK I NA BISTAR – GUARDA E NON DIMENTICARE”, a cui hanno partecipato 40 organizzazioni internazionali rappresentando 20 Paesi. Ringraziamo Seo Cizmic, che ci ha permesso di prendere parte a quest'esperienza che, indubbiamente, ci ha cambiato la vita. E' stato importante essere a fianco di oltre 400 persone, rom e non rom, per ricordare gli oltre 500.000 rom e sinti uccisi nei campi di concentramento, in quello che è stato il più brutale tentativo di decimazione di un popolo in nome di una delirante convinzione di superiorità di un'etnia sulle altre. 

                        

Vorremmo qui riportare, con alcuni pensieri e fotografie, un assaggio di ciò che ci è rimasto di queste giornate tanto intense e significative.


Di Sara More
Dopo questo viaggio vedo tutto diverso. Sento e percepisco in maniera diversa. Come se le anime delle milioni di persone bruciate in quei forni fossero entrate in me, mi avessero trapassato dentro, con le loro grida di dolore, la loro innocenza, la loro rabbia ed impotenza per non poter cambiare quell'inesorabile destino. 

Condividere questi 4 giorni a Cracovia con oltre 400 persone da 20 paesi diversi (Italia, Spagna, Francia, Germania, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria, Serbia, Bosnia, MAcedonia, Ungheria, Olanda, Belgio, Canada, Georgia....) mi ha fatto raggiungere una più piena consapevolezza. Sofferenza allo Stato puro, mista con rabbia e disgusto. Un mix di sentimenti che non si possono definire con facilità. Ma anche tanta speranza per il futuro, fiducia e voglia di prendere parte al cambiamento che vorrei vedere realizzarsi attorno a me.

                        

Entrare ad Auschwitz e vedere quello che hanno fatto, commemorare la morte di 500.000 Rom e Sinti ammazzati nelle camere a gas, assieme ai figli di costoro, è stata un'esperienza profonda. Sono così piena di pensieri e sensazioni che per riordinarli tutti mi ci vorrà del tempo. Di certo questo viaggio ha confermato il motivo che da sempre mi ha portato a non credere a tutto ciò che si dice su "gli zingari", al rifiuto di concepire questa gente come inferiore, al limite dell'umano. Entrando al museo dedicato a questo popolo ho potuto scoprire i volti di quelle persone che all'interno del campo erano diventati corpi inermi, privi di ogni individualità, corpi a strisce marchiati con un codice, come le bestie oggigiorno vengono marchiate, imprigionate ed infine condotte al macello per soddisfare le pance di un esiguo numero di ricchi sul pianeta. 
Prima della guerra queste persone erano perfettamente inserite nella società, mercanti, fabbri, musicisti, persino soldati dell'impero austro-ungarico durante la prima guerra mondiale, e campioni di pugilato tedeschi. 

Membri della fam. Schneeberger durante
un concerto negli anni '30

Soldati austriaci Sinti e Rom nella
Prima Guerra Mondiale
Donna Rom fioraia di Bucarest -
Musicisti e contadini rom rumeni.

Johann Trollman, campione di pesi massimi leggeri nel 1933.
Il titolo gli fu tolto alcuni giorni dopo per essere Sinto.
E' stato ucciso nel campo di concentramento di Neuengamme
il 9 febbraio 1943.

  


             
Famiglia rom ungherese, 1922
Musicisti rom dell'Arma ungherese - 19° secolo
Wilhelm e Marta Ernst ai tempi dell'impero. Wilhelm prese parte
alla I Guerra Mondiale come soldato.

Il popolo Rom è lo specchio su cui si guarda la nostra società, che riporta l'immagine che ha di sè stessa, nel negativo e nel positivo. Il popolo rom, nel suo vivere emarginato, escluso, ci insegna quanto sia malato l'essere umano. Dall'altra parte, il popolo rom, nel suo essere libero, nel suo essere scampato alla logica dei confini nazionali, rappresenta l'utopia dell'uomo libero. E quando un giorno questo popolo tornerà far parte attiva della società, quando finalmente il suo riscatto avverrà, ecco allora un passo in più verso la libertà dell'uomo. 
Soltanto quando volgeremo il nostro sguardo verso questo popolo e gli tenderemo la mano potremo riappacificarci con la nostra coscienza e voltare pagina verso un futuro di convivenza in nome della pace e del rispetto del Pianeta. Perchè il popolo rom che cos'altro è se non la coscienza dell'umanità smarrita nel delirio d'onnipotenza in nome di una scienza ed un progresso deviati?
L'olocausto non va negato ma ricordato sempre: scoprire la nostra storia è scoprire la cura per rimettere a posto il corpo mutilato dell'umanità. Il riconoscimento del popolo rom, della sua bandiera, del genocidio è la ricetta per uscirne. E non ci sono vie di mezzo: o viene ridata la dignità a questo popolo o ancora il nazismo odierno ci taglierà a pezzettini. Credo sia il passaggio fondamentale. E per ridare l'orgoglio a questo popolo è necessario lo sforzo congiunto di Rom e non Rom - zingari e gagè.

La chiave del futuro sta qui, ne sono certa perché l'ho sentito forte avendo avuto il privilegio di partecipare a DIK I NA BISTAR. L'ho vista soprattutto nelle nuove generazioni questa voglia di riscatto, per dimostrare al mondo che non esistono etnie di serie a e b ma persone e culture che hanno bisogno reciproco per sopravvivere e sbocciare in tutta la propria pienezza. 


LA COMMEMORAZIONE
Arrivare a Birkenau dopo la visita ad Auschwitz è come precipitare nelle tenebre quando credi di aver già attraversato tutto l'inferno. L'estensione di quel campo recintato è talmente ampia che l'impressione è che il filo spinato vada a bucare persino l'orizzonte. Birkenau d'agosto è cocente, e la vegetazione è rigogliosa e sgargiante di verde. 

  

Qualche centinaia di metri ci separano dalla boscaglia dove ebrei, rom, omosessuali, asociali, prigionieri politici aspettavano ignari la propria fine. Siamo in più di 400 persone e marciamo verso di essa con le bandiere del popolo rom; si tratta della bandiera verde e azzurra - terra e cielo - con una ruota rossa al centro a simbolizzare la libertà di un popolo che si riconosce in un'appartenenza al di là dei confini nazionali. Rom è una storia antica, che viene dall'India ma che sarebbe riduttivo circoscrivere ad essa perchè dall'India se ne andarono nel V secolo a causa delle incursioni degli Unni Bianchi o Eftaliti del centro-asia. E' stato un popolo viandante sì, che sempre ha saputo fare di necessità virtù adattandosi ai luoghi in cui si rifugiava, scappando dai conflitti in atto. Popolo che non ha mai preso parte ad una guerra, il quale destino è sempre stato deciso dalle vicende politiche e militari dei grandi imperi e degli stati nazionali. Cammino insieme a Rom provenienti da 20 paesi diversi e sento il dolore che la società in cui vivo ha inflitto loro, comprendo il disagio sociale a cui devono far fronte ancor oggi, la difficoltà del vivere con lo stigma dello "zingaro", del "randagio" appiccicatoglisi addosso come un tatuaggio indelebile. E comprendo la grande saggezza di un popolo che è riuscito a mantenere la propria lingua nonostante le persecuzioni subite, la propria dignità nonostante il mancato riconoscimento del loro genocidio nel processo di Norimberga, e l'umiltà di un popolo libero che forse esiste anche per ricordare all'"uomo moderno" il pericolo della schiavitù, della discriminazione, dell'intolleranza ed il valore della solidarietà e del rispetto. 
La nostra delegazione italiana non ha portato bandiere, mi guardo attorno e mi chiedo il perché... sarei molto orgogliosa adesso di portare la bandiera anche se non appartengo a questo popolo. Compare Graziano, rom bosniaco nato in Italia, e gli chiedo una spiegazione: "stiamo commemorando dei morti, il genocidio della nostra gente sì, ma questo olocausto riguarda tutti, non solo il nostro popolo...". 
Rom, genti libere... ora ne colgo davvero il senso. 


venerdì 9 agosto 2013

GUARDA E NON DIMENTICARE

Di Gabrio Taccani



Pioggia. Finalmente. Batte sui vetri, odora di umido. Scorre sulla pelle, per le strade in un dolce silenzio. Quello che trovi ad Auschwitz è un deserto che ti porti dentro per giorni. L’aridità del male che ha preso forma concreta, spropositata nella lucidità e nella quantità degli omicidi. Il male trasuda da quella terra. In quei boschi, in quel prato oltre i fili spinati e i resti delle baracche. Oltre le rovine delle camere a gas e dei forni crematori, nelle ceneri di centinaia di migliaia di esseri umani sparse dentro uno stagno, trasuda. Chiudi gli occhi un istante e provi ad immaginare i passi che hanno solcato quei terreni, mucchi di persone dirette alla morte, ma non ce la fai, non ci riesci è davvero troppo grande. Apri gli occhi e non ne vedi la fine. Filo spinato, fango oltre il limite del tuo sguardo. Non riesci a immaginare il rumore, non riesci a immaginare l’odore, le voci, gli sguardi, le grida. Vittime, carnefici, assassinii. Ciò che risulta davvero inconcepibile è l’idea di un posto predisposto per uccidere milioni di persone in poco tempo. La strutturazione industriale delle parole “ti uccido”. Donna, uomo, bambino. Uno, due, cento, mille. Un milione. Una metropoli sterminata ad Auschwitz.   A questa storia orrenda manca un tassello. Come se nella ricostruzione lo si fosse dimenticato. Forse perché è complesso dare ruoli completi nel pezzo di storia peggiore dell’umanità. O forse anche perché come soggetto vario e diviso il popolo rom ha avuto difficoltà a rivendicare con forza il riconoscimento della propria tragedia ad un livello storico globale. Il tassello mancante è quello del genocidio nazista dei Rom e dei Sinti in Europa. Il Genocidio Dimenticato. 
Bambina rom deportata. Per anni si è creduto che
si trattasse di una bambina ebrea.


Quanto la popolazione ebrea, il popolo Rom e Sinti ha vissuto la discriminazione razziale, ha vissuto l’odio, ha vissuto i ghetti, la segregazione, i pogrom. Poi, lo sterminio. Treni carichi di uomini, donne e bambini Rom e Sinti ammassati in carri bestiame, esecuzioni sommarie nelle strade e nei boschi, fosse comuni, Auschwitz, e decine di altri campi, le camere a gas e i forni crematori. Un triangolo nero e la Zeta di zingaro sul petto delle divise nei campi della morte. La Zeta di zingaro ed un numero tatuato sul braccio. Ad Auschwitz, Mengele volle capire come mai le donne zingare avevano un numero di parti gemellari superiore alla media. Sezionare bambini. Molti dei suoi esperimenti furono sulle  donne del "campo degli zingari" e sui loro figli. Il genocidio dimenticato conta 500.000 vittime. Il 2 Agosto del 1944 la sezione del campo di sterminio di Auschwitz dedicata agli “zingari” fu circondata dalle SS. Nelle settimane precedenti gli occupanti del campo avevano dato vita ad una ribellione di resistenza, armati di pietre e bastoni. Privi di forze, già quasi privi di vita i circa 4000 Rom e Sinti furono assassinati nelle camere a gas e cremati la notte stessa. Il 2 agosto il popolo Rom festeggia l’arrivo della metà dell’estate.

Un genocidio da cui nulla l’Europa ha imparato. 

Il riconoscimento ufficiale che un piano di sterminio studiato e programmato fu attuato dai nazisti contro la popolazione Rom e Sinti europea avvenne da parte della Germania soltanto nel 1982. Ciò che preoccupa è la constatazione di come sono trattati tutt’oggi i Rom e i Sinti in Europa; le condizioni di segregazione e discriminazione in cui si trovano a dover vivere. Se si può dire che (salvo estremismi) l’antisemitismo ai giorni nostri è sostanzialmente sconfitto, non è per nulla così per quanto riguarda la permanenza di un sentore “antizingaro” diffuso in maniera generica e stratificata nella popolazione dei vari paesi europei, spesso alimentato dalle politiche dei governi. In Europa Rom e Sinti sono di fatto trattati come persone di seconda categoria. Spesso vivono in condizioni di segregazione esclusi dall’accesso ai diritti di base dei cittadini ed in alcuni paesi addirittura esclusi dall’accesso alle cure sanitarie. Migliaia sono gli episodi di razzismo e violenza che si verificano nei confronti delle comunità Rom e Sinti: aggressioni, incendi delle abitazioni, marce e manifestazioni razziste che assumono i caratteri di veri e propri pogrom. E’ una lunga storia di pregiudizio e discriminazione, una linea che già in passato ha visto il passaggio dalla logica dell’esclusione a quella dello sterminio. Per questo è importante rompere il silenzio che domina sulla storia del genocidio Rom e Sinti e creare una memoria pubblica che faccia riconoscere quelli che sono i tratti fondanti che ne hanno permesso il verificarsi e che purtroppo ad oggi per alcuni aspetti sembrano in procinto di ripetersi. 

Dik I Na Bistar

Cammino ai bordi dello stagno e il mio piede affonda di pochi centimetri nel fango. Una rana verde, grossa quanto una moneta mi saltella gracidando sulla scarpa. Un brivido scorre gelido su per la spina dorsale. C’è una quiete surreale. Quel piccolo lago è davvero splendido, colmo di vita, l’erba verde rigogliosa attorno, i rami degli alberi mossi appena dal vento. In quelle acque torbide e serene giacciono le ceneri umane di centinaia di migliaia di esseri.“Probabilmente mia madre e mio padre sono qui in questo lago” dice nel suo discorso alla folla Zoni Weisz. E’ un Sinto, a sette anni è riuscito a fuggire da un carro bestiame che lo stava deportando ad Auschwitz. Cinquecento persone, Rom e Sinti e non. In piedi attorno a questo assurdo lago. Le facce sono per lo più giovani, e vengono da tutta Europa. Ognuna con una storia alle spalle. La bandiera verde e blu con la ruota rossa del carro sventola mentre Zoni parla e racconta. La quiete di questo lago. L’infuriare del genocidio sessant'anni fa. “Voi non potete neanche immaginare”


Una frase è stampata sulle magliette di tutti








DIK I NA BISTAR:

GUARDA E NON DIMENTICARE

martedì 6 agosto 2013

DIK I NA BISTAR! GUARDA E NON DIMENTICARE! Più di 400 giovani dall'Europa si ritrovano per commemorare il Genocidio Rom.



Da Ufficio Stampa RomAnticamente

Dal 30 luglio al 4 agosto 2013 si è tenuto a Cracovia un incontro internazionale organizzato da TernYpe - International Roma Youth Network - per ricordare il genocidio dei Rom e dei Sinti durante la Seconda Guerra Mondiale. Dall'Italia era presente una delegazione di oltre 40 persone da diverse città, appartenenti alle associazioni Romà Onlus (Roma), RomAnticamente (Genova), Romaonlus (Torino), supportate dall'Unar e dalla Rete Near. Seo Cizmic, mediatore culturale rom del campo di Molassana di Genova dichiara: “"E' importante essere uniti rom e non a ricordare un fatto doloroso e tragico di cui non è facile parlare, e che la storiografia ufficiale non si è mai preoccupata di divulgare. Sui libri di scuola non appaiono che poche righe e per questo abbiamo il dovere di raccontarlo alle giovani generazioni."

Grazie al contributo dell'EYF del Consiglio d'Europa, di TernYpe (Network internazionale di giovani Rom) e di altre associazioni internazionali, con l'alto patrocinio della Presidenza al Parlamento Europeo e dell'UNAR -Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, 450 giovani rom e non rom provenienti da 20 paesi si sono incontrati presso l'Universitá di Cracovia per discutere sul tema dell'Olocausto dimenticato dei Rom, per far luce su un capitolo della storia ancora oscuro, nella ferma convinzione che sia necessario ripartire da quei fatti per intendere la forte discriminazione che la popolazione Rom ancor oggi subisce in ogni parte d'Europa. Attraverso l'incontro con alcuni sopravvissuti all'Olocausto è stato possibile ripercorrere la storia del Genocidio e dell'antiziganismo nel passato e nel presente. Inoltre numerosi workshops e conferenze tenuti da professori, studenti e giovani attivisti, hanno permesso di approfondire lo studio dei meccanismi che portano allo stereotipo e alla discriminazione nonchè le metodologie più adatte per educare le giovani generazioni all'Olocausto e le strategie per smontare il linguaggio che fomenta l'odio e giustifica razzismo e discriminazione.

L'iniziativa "DIK I NA BISTAR” (Guarda e Non Dimenticare in lingua Romanì) si è fatta momento di studio e di scambio tra giovani rom di diversi paesi con il fine anche di rivendicare il riconoscimento ufficiale del Genocidio di più di 500.000 Rom in Europa e del 2 agosto come Giornata della Memoria del Genocidio Rom e Sinti durante la Seconda Guerra Mondiale. Il processo di Norimberga non si è occupato del loro sterminio se non con pochissime righe nella sentenza finale e la negazione del genocidio Rom e Sinto ha consentito al Governo della nuova Germania di non risarcire le vittime di questo popolo. La Germania Ovest ha riconosciuto questo sterminio soltanto nel 1982, seguita dal Parlamento polacco che nel 2011 ha approvato una risoluzione per il riconoscimento ufficiale del 2 agosto come Giornata della Memoria. Nel 2012 anche il Parlamento Europeo ha discusso una dichiarazione per il riconoscimento di questo giorno tanto atroce in quanto, in una sola notte, sono stati condotti alle camere a gas e bruciati 2897 uomini, donne e bambini rom. L'intento è che, per il 2014, nel settantesimo anniversario di quei fatti, tutti i paesi europei arrivino al riconoscimento ufficiale.

La condizione dei Rom e Sinti in Europa oggi continua ad essere di subalternità e segregazione, ancora schiavi di un pregiudizio così fortemente installato nella società, tanto da venire spesso assunto dagli stessi rom, incapaci di far fronte all'ondata d'odio e disprezzo verso cui sono obbligati a scontrarsi ogni giorno. L'Italia purtroppo è l'unico stato dell'Europa occidentale che continua a mantenere vive le politiche dei campi; non-luoghi di segregazione di persone che di fatto non sono nomadi da secoli e che non desiderano vivere in quelle condizioni di precarietà e arretratezza. Sebbene molte famiglie vivano in casa, ottengano titoli di studio e lavorino onestamente, evitano di dire di essere rom. Ad oggi il tasso di scolarizzazione della popolazione rom italiana è tra i più bassi d'Europa. “Se vivi in un campo isolato dalla città, con una doccia per 20 famiglie, e ti devi alzare alle 5 per riuscire ad arrivare a scuola ordinata ed in tempo, come puoi restare al passo con la classe? Ogni persona si merita di stare in una casa e non in un campo” spiega Ivana di Torino.
“La memoria è il ponte tra il passato, il presente ed il futuro” ricorda Agnieszka Kozlowska-Rajewicz, ministro polacco per le pari opportunità, ed è stato questo lo spirito con cui centinaia di giovani si sono incontrati a Cracovia, preoccupati per la nuova ondata di razzismo e xenofobia che sta invadendo di nuovo l'Europa. “L'unica maniera per combattere l'odio e la discriminazione è l'educazione” aggiunge Zoni Weisz (Sinto scampato alla deportazione quand’era bambino) “e sono orgoglioso di vedere tutti questi giovani fieri delle proprie origini e con tanta voglia di migliorare questa società”.

lunedì 23 gennaio 2012

Rapporto attività Associazione Rom Anticamente



Rapporto attività Ass. Rom Anticamente
(Opera Nomadi di Genova)

Anno 2010 – 2011


·         La nostra Associazione ha svolto nel corso degli ultimi due anni un profondo ed articolato lavoro di inclusione sociale della popolazione rom sia a livello cittadino, regionale e nazionale. Le attività sono state molteplici ed hanno riguardato i settori dell’educazione, formazione, cultura, sport, occupazione, alloggio e sicurezza sociale.
·         Per lo svolgimento delle nostre iniziative ci siamo avvalsi della collaborazione di professionalità riconosciute dalla stessa Amministrazione Comunale, Regionale e dalle Istituzione Europee come il Consiglio d’Europa e Commissione Europea.
·         Nelle scuole abbiamo garantito percorsi di mediazione interculturale a tutti i bambini, e ragazzi immigrati che frequentano i servizi educativi, scuole statali e dell’infanzia, primarie e secondarie e servizi sociali su indicazione dei distretti sociali. Il supporto educativo è stato fornito sia in casi individuali che di gruppo. Attraverso la collaborazione con l’Associazione Staffetta abbiamo fornito formazione sulla cultura rom e le condizioni di vita all’interno dei campi agli insegnati delle scuole genovesi.
·         Abbiamo seguito corsi di formazione promossi dal Consiglio d’Europa attraverso il programma di formazione per mediatori interculturali Romed, corsi di formazione al giornalismo rom attraverso la collaborazione con l’Associazione GS Italia su progetto della Commissione Europea.
·         Da un punto di vista culturale siamo stati diretti protagonisti di numerose iniziative nei teatri, nelle piazze all’interno delle istituzioni.
·         Il nostro intervento diretto di inclusione sociale si è a materializzato nella presenza costante e quotidiana all’interno del Campo rom di Molassana dove molti dei nostri Consiglieri vivono e lavorano. Attraverso un progetto di creazione e lettura di fiabe fatto con i bambini rom di Molassana abbiamo permesso la creazione di un laboratorio interculturale che ha coinvolto i bambini e le famiglie della popolazione maggioritaria che vive nei dintorni del campo.
·         In collaborazione con l’Associazione Polisportiva Sciorba abbiamo avviato percorsi sportivi di nuoto per numerosi bambini del campo rom di Molassana.
·         In collaborazione con il Quartire di Molassana ed i suoi funzionari stiamo favorendo l’inclusione abitativa di molte famiglie attraverso alloggi di residenza pubblica.
·         Costante la nostra attività lavorativa di raccolta differenziata in tutta la città con particolare riferimento ai materiali ferrosi e legnosi.

Genova: nasce Associazione Rom Anticamente - proposte costruttive e progetti




23  gennaio 2012

Al Sindaco di Genova
Marta Vincenzi

e  p.c.

Al IV Municipio di Valbisagno
Presidente Agostino Gianelli

Al Prefetto di Genova
Francesco Borsiani

Alla Provincia di Genova
Presidente Alessandro Repetto

Alla Regione Liguria
Presidente Claudio Burlando

Oggetto:   Situazione attuale Campo Rom di Molassana
                Proposte costruttive e progettualità.
                Richiesta di incontro


Questa lettera rappresenta il pensiero della Associazione RomAnticamente componente della società civile rom della comunità di Molassana ed è sottoscritta da  tutto il Consiglio Direttivo.

Il 12 novembre, abbiamo apprezzato la sua visita al Campo Rom di Molassana dove ha potuto constatare con i suoi occhi le condizioni determinatesi con la recente alluvione che ha colpito tragicamente la nostra città. Gli effetti personali, vestiti, oggetti sono stati distrutti e cancellati dall’acqua che ha invaso i container il 4 novembre 2011.

Alcuni di noi abitano il campo da ventiquattro anni. Quando nacque ci fu detto che era una situazione temporanea. Era il 1988. Le nostre famiglie sono cresciute in questo luogo. Abbiamo cercato di renderlo il più accogliente possibile per noi ed i nostri figli. L’alluvione ha rischiato di poter cancellare in un colpo la nostra esistenza. C’è stata molta paura per i bambini.

Il Presidente del Municipio Agostino Gianelli ha aperto le porte della palestra gao dove siamo stati ospitati sino al 15novembre per poi rientrare nei container come da accordi presi. Nei prossimi giorni è previsto il nostro trasferimento in una o più strutture messe a disposizione dal Comune.

L’impegno che lei, sig.ra Sindaco, ci ha proposto è quello di offrire una casa popolare ad ogni famiglia nel termine di tre mesi. Ne saremmo ben contenti, soprattutto i bambini che non hanno mai potuto abitare in una vera casa.

La presenza e la vita concreta della popolazione rom in Italia è ancora purtroppo segnata da profonda povertà, esclusione sociale,  discriminazione e insufficiente accesso ai diritti fondamentali.
Lo scrive in una recente lettera  il 24 ottobre 2011 la Commissione Europea all’Associazione Nazione Rom (opera nomadi toscana) con la quale stiamo costruendo un cammino comune.

La Commissione Europea ci ricorda gli accordi che il Presidente della Repubblica sig. Giorgio Napolitano e lo Stato Italiano hanno preso recentemente a Bruxelles il 23-24 giugno 2011 sottoscrivendo un forte impegno politico ad attuare i programmi di “occupazione, politica sociale, salute e consumatori”. Nel trasmettere alle Istituzioni Liguri una copia della lettera Commissione Europea – Direzione Generale Giustizia  con protocollo JUST – IN/st/Ares (2011) n. 1133029 24 oct 2011  ricordiamo che lo Stato Italiano deve presentare entro il 31 dicembre 2011 un piano nazionale di inclusione sociale della popolazione rom.

Il quadro dell’Unione Europea prevede una stretta cooperazione e dialogo continuo tra le autorità regionali e locali e la società civile rom con le sue organizzazioni, sviluppando un dialogo tra pari come approvato dal Parlamento Europeo il 9 marzo del 2011 e ribadito dal Consiglio d’Europa con la strategia varata il 20 ottobre 2010 sottoscritta da tutti gli Stati e dai 400 delegati che hanno partecipato al Summit  sull’inclusione sociale della popolazione rom svoltosi a Strasburgo il 22 settembre 2011.

Siamo quindi a richiedervi l’apertura immediata di un tavolo istituzionale tra tutte le componenti (istituzioni, società civile rom) al fine di sottoscrivere un protocollo di intesa ed un piano regionale e locale che dia una prospettiva concreta su: istruzione, occupazione, sanità ed alloggio.

Chiediamo altresi al Sindaco Marta Vincenzi di sottoscrivere l’impegno di assicurare una abitazione per ogni famiglia nel temine di tre mesi da oggi. Abbiamo fiducia nel suo operato ma l’esperienza concreta vissuta al Campo di Molassana ci insegna che gli impegni e le volontà vanno scritte, firmate e realizzate concretamente.

II Campo Rom di Molassana andrà quindi smantellato. Come ben sapete alcuni di noi svolgono attività nella raccolta differenziata. Proponiamo che lo smantellamento dei containers sia realizzato dagli stessi lavoratori rom utilizzando l’area all’interno del campo come base di raccolta e differenziazione. Porteremo nei prossimi giorni altre proposte concrete in termini di sviluppo economico, lavorativo ed occupazionale che creino opportunità di ricchezza per tutti.

Allegati:

  1. atto costitutivo  http://rom-anticamente.blogspot.com/2012/01/associazione-rom-anticamente-genova.html
  2. statuto  http://rom-anticamente.blogspot.com/2012/01/consiglio-nazionale-rom-statuto.html
  3. rapporto attività http://rom-anticamente.blogspot.com/2012/01/rapporto-attivita-associazione-rom.html



Con cortese sollecitudine
Cordiali Saluti

Il Consiglio Direttivo dell’Associazione RomAnticamente

Il Presidente
Sergio Cizmic Sejad
Via Gelassio Adamoli 501 (Ge)
tel: +39 3477330144
email: rom.anticamente@hotmail.it 
web: http://rom-anticamente.blogspot.com

domenica 25 dicembre 2011

Santa Sara: la Madonna Nera del Popolo Rom


http://it.wikipedia.org/wiki/Sara_la_Nera


Sara la Nera o Santa Sarah, nota anche con il nome di Sara-la-Kali (Sara la Nera), è una santa venerata dalla comunità gitana dei Rom presso la città di Saintes-Maries-de-la-Mer in Camargue. Una leggenda fa di lei la serva delle Marie onorate presso il succitato comune. Per un'altra leggenda si trattava di una donna pagana di alto rango convertitasi alla religione di Abramo.

Tradizione

Santa Sara originaria dell'alto Egitto era la serva nera di Maria Salomè e Maria Iosè, presenti presso la croce di Gesù. Maria-Salomè, Marie Iosè e Maria Maddalena andarono poi alla deriva su un'imbarcazione raggiungendo al fine le coste della Francia, sbarcando in un luogo detto Oppidum-Râ, anche noto come Notre-Dame-de-Ratis ( ha il suo etimo in Ratis, ovvero in "barca"); il nome della città fu cambiato in Notre-Dame-del-la-Mer, che divenne, poi, Saintes-Maries-de-la-Mer nel 1838. Altre versioni della leggenda includono anche Giuseppe d'Arimatea, il portatore del Graal. In Francia, il giorno ufficiale in memoria del loro pellegrinaggio è il 24 maggio. La festa di santa Sara cade il 24 maggio. Il rituale prevede il trasporto della statua dal mare alla terraferma al fine di rievocare il suo arrivo in Francia.

Storia

Nonostante la tradizione delle Marie sia alquanto antica (se ne trova traccia nella Légende dorée del XIII secolo) Sara non figurerà prima del 1521 ne La Légende des Saintes-Maries de Vincent Philippon, mentre la devozione a Santa Sara sarà nota solo dopo il 1800.

Possibili influenze

Sarah-la-Kali (Sara la nera) secondo alcuni potrebbe essere collegata alla divinità indiana Kali (Bhadrakali, Uma, Durga, e Syama) (Fonseca, 1995, 106-107). Questo nome concorda con l'ipotesi dell'origine indiana della comunità Rom che giunsero in Francia verso il IX secolo. La Santa rappresenterebbe quindi una manifestazione sincretistica e cristianizzata della dea Kali. Non solamente il nome coincide (benché questo abbia la propria spiegazione nel suo significato letterale), bensì anche nel rituale alcuni hanno colto coincidenze singolari: Durga, altro nome di Kali, dea della creazione, della malattia e della morte, rappresentata con il volto nero, durante un rito annuale in India viene immersa nella acque e poi fatta emergere.[3] Sara la nera ricorda altresì il culto alla Vergine Nera, con la quale è evidentemente confusa.[senza fonte]
Tali teorie non sono tuttavia pienamente condivise, anzi in particolare fermamente negate dai sostenitori di un'origine ebraica dei Rom antecedente al periodo della loro migrazione indiana, che trovano insussistente la coincidenza del nome, che sarebbe giustificato dal suo semplice significato letterale, e del tutto insignificanti le coincidenze di rito, insistendo sulle radicali differenze tra la mitologia indiana e quella rom: per loro il rito di Sara è si una forma di sincretismo cristiano, ma con ancestrali elementi ebraici e non indiani.[4]
Stando a quanto scritto da Franz de Ville [5] Sara era una Rom:

Una dei primi membri del nostro popolo a ricevere la rivelazione fu Sara la Kali. Ella era di nobili natali e guidò la sua tribù sulle rive del Rodano. Conosceva i segreti che Lui aveva trasmesso… I Rom in quel tempo praticavano ancora una religione politeista, e usavano trasportare sulle spalle la statua di Ishtar (Astarté) entrando con essa nelle acque del mare per ricevere la sua benedizione. Un giorno Sara ebbe una visione che la informava dell'arrivo delle sante donne presenti alla morte di Gesù stavano per giungere e che sarebbe stato loro compito aiutarle. Sara le vide giungere sulla loro imbarcazione, il mare era agitato e l'imbarcazione rischiava di rovesciarsi. Marie Salomè getto il suo mantello sui flutti, usandolo come un zattera, Sara ed i suoi aiutarono le sante a raggiungere la terra ferma dove si radunarono, al fine, sulla spiaggia in una preghiera di ringraziamento.

Secondo la tradizione, l'imbarcazione trasportava Maria Salomè, moglie di Zebedeo e madre di Giovanni e Giacomo il Maggiore, Maria Iosè, moglie di Cleopa, madre dell'apostolo Giacomo il Minore, e probabile cugina della Vergine Maria, Maria Maddelena, Santa Sara, Lazzaro, Marta, la sorella di Lazzaro, San Massimino, e San Sidonius.